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Sonetti del 1831 239

ER CIVICO AR QUARTIERE.1

     Buggiaralle, peddio, chi ll’ha inventate
St’armacciacce da foco bbuggiarone!
Ché ggià de scèrto dovett’èsse un frate,
Co’ un po’ de patto-tascito a Pprutone.2

     Sor zargente, nun famo3 bbuggiarate:
Cuanno che mme mettete de piantone,
O ccapateme4 l’arme scaricate,
O ar piuppiù ssenza porvere ar focone.

     Cortello santo! Armanco nun è cquello
Vipera da vortasse5 ar ciarlatano!6
Pe’ mmé, evviva la faccia der cortello!...

     Lo scanzate quer buggero, eh, sor Pavolo?
Nun ze pò mmai sapé co’ st’arme in mano!
E ppò a le vorte caricalle er diavolo.7

30 novembre 1831.

  1. [Per il fine politico di questo sonetto, si veda la nota 6 dell’altro: Muzzio Sscevola ecc., 10 ott. 31.]
  2. [Un frate, insomma, che promise di dar la propria anima al diavolo, se gli concedeva di fare tale invenzione. E il patto è detto tacito, perchè l’annuenza del diavolo non fu espressa, ma sottintesa.]
  3. Facciamo.
  4. [Sceglietemi.]
  5. Voltarsi.
  6. Proverbio. [No. A Roma s’usa sempre come modo proverbiale. Nell’Umbria, invece, s’usa anche come vero proverbio, così: Qualche volta, o certe volte, la vipera se rivolta al ciarlatano.]
  7. [Così si dice, quasi proverbialmente, per le molte e imprevedute disgrazie che tutti i momenti succedono con codeste armi.]