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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/191

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   166 libro quarto

a cui, sua vita durante, l’aveva conceduto Re Corrado, quando venne nel Reame.

I progressi in Calabria delle armi di Manfredi turbavano i disegni de’ Messinesi, i quali per assodare la loro indipendenza e farsi più forti, da Reggio e da Calanna (occupata da loro dopo la fuga del Ruffo) avevano eretto l’animo alla conquista di tutta quella parte di Calabria che siede sul Faro. Ragunate perciò molte considerevoli brigate di fanti e di cavalli, commisero a’ lor capitani che rompessero guerra a’ soldati di Manfredi. E mentre Gervasio di Martina, e Corrado di Truichio avevano il campo in San Martino, i Messinesi assaltarono Seminara all’impensata, e presala e saccheggiatala, carichi di preda rifacevano disordinati il cammino per Reggio; come se dietro le spalle non si avessero lasciato alcun nemico. Ma Gervasio intesa questa temerità, divise in tre bande la sua gente; con una delle quali egli medesimo rimase a vigilar Fulcone; coll’altra Corrado andò a corsa per tagliare il passo a’ Messinesi, che ritornavano verso Reggio; colla terza Roberto di Archia si mise a tracciarli, e facevangli ajuto moltissimi Seminaresi, sperando di ricuperar le cose loro predate da’ Messinesi. Nè fallì il tratto di Gervasio; perchè le milizie Messinesi, raggiunte alle terga da Roberto d’Archia sul piano della Corona, e colti di fronte da Corrado di Truichio, furono urtati vigorosamente, e dopo breve battaglia, spezzati e dispersi. Dei quali parte traboccarono uccisi, parte caddero prigionieri; e quanti fuggendo dalla tenzone credettero esser salvi, furono la più parte ammazzati da’ villani per i boschi e lungo le vie; nè tornarono alle case loro che pochissimi. Così gli abitanti di Seminara racquistavano gran parte di quanto era stato loro involato.

III. Questa rotta imprevista fiaccò di maniera i Messinesi, che senz’altro ostacolo cessero Calanna a’ nemici. Alla qual cessione seguì non guari dopo, come per necessaria conseguenza, quella di Reggio. Veniva intanto in Calabria Federigo Lancia, zio di Manfredi per general Capitano, ed aveva il carico di aggiustarvi le cose, e di far passaggio in Sicilia; dove non ubbidendosi ad alcun principe, ogni cosa era travolta nello scompiglio, nelle prepotenze, e nelle guerre civili. Tutta la Calabria stava già sotto Manfredi (1256), fuor solamente Santa Cristina e Motta Bovalina, che Fulcone Ruffo continuava a tenere con gran core e pertinacia. Il Lancia adunque pose un vigoroso assedio alle dette terre, ed intanto maneggiava che molti suoi confidenti si spandessero per la Sicilia, e facessero che questa regione, la quale già sordamente si commoveva a pro di Manfredi, si disponesse a riconoscerlo a faccia scoperta. Ed in effetto non po-