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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/192

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capo primo 167   

che città di Sicilia cominciarono a mettersi in umore, e gli aderenti di Manfredi a levar il capo, ed aprirsi. Fulcone Ruffo però non finiva di resistere agli assalti che con ogni fatta di armi e di macchine davano i nemici alle sue castella. Nè si diede per vinto se non quando ebbe veduto, che voltesi favorevoli a Manfredi le cose dell’isola, anche Messina si era piegata alla prevalente fortuna dello Svevo.

Così Reggio e tutta la Calabria tornava a pacificarsi sotto la potestà di Manfredi (1258): e mentre queste cose ivi si compivano, anche Napoli apriva a questo principe le sue porte. Onde costui credette aggiustato il tempo di condursi nell’isola, dove dando ad intendere che Corradino fosse morto in Alemagna, si appropriò il titolo di Re di Sicilia; facendosene, com’era usanza, coronar nel duomo di Palermo.

IV. Ma in quel che Manfredi Re si avviava per la Puglia, gli venne imbasciata dal Duca di Baviera che Corradino, tutto sano e pieno di vita, si proponeva di vendicarsi il possesso de’ suoi Stati in Sicilia. A tale imbasciata fu replicato che il Regno, sottratto dalle mani del papa per forza d’armi, non sarebbe ceduto a Corradino che dopo la morte di Manfredi (1264). Papa Urbano IV intanto, accorgendosi che non poteva abbatter Manfredi colle sole sue forze, poichè la costui potenza andava ogni dì crescendo, si volse a cercar sussidii stranieri. E con tutta segretezza confortò Carlo Conte di Angiò, fratello di Giovanni II Re di Francia, alla conquista del Regno. Nè Carlo si negò, com’era naturale, a sì lusinghevole invito; ed ebbe in Roma dal Papa la corona e l’investitura della monarchia di Sicilia e di Puglia. Entrò allora nel regno con grosso esercito, e dopo varii fatti d’armi che non si attengono alla nostra narrazione, fu così favorito dalla fortuna, che presosi a fierissima battaglia con re Manfredi presso Benevento, cacciò in piena rotta gli Svevi. E quantunque Manfredi si fosse scagliato coraggioso tra le prime file de’ combattenti per metter animo a’ suoi che già erano in piega, non potè far tanto che non fossero tagliati e disfatti. Ed egli medesimo, senza che altri il conoscesse, cadde morto in mezzo a’ nemici (1266).

V. Uscito Carlo vittorioso di tanta giornata, andò diritto per Napoli; ed i Napolitani, che testè si chiamavano ancora contentissimi delia signoria di Manfredi, ora accorrevano in festa verso il nuovo Sovrano, fuori della città; e Francesco di Loffredo in nome dell’Università de’ cittadini gliene presentava le chiavi. Carlo si prese l’ambito dono con labbra alteramente sorridenti, ed entrò la città sopra un cocchio tirato da quattro bianchi cavalli. Napoli sotto di lui divenne la metropoli della monarchia. Ed il popolo, che sem-