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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/249

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     222 libro quinto

loro tale affetto per la casa d’Angiò che non venne mai meno nelle guerre successive.

Sin dal 1432 era morto Sergianni Caracciolo, ed Alfonso d’Aragona, il quale a quel tempo stava in Sicilia, era passato ad Ischia colla sua armata. Ma avvedutosi che i cortigiani della regina ed i nobili non avevan l’animo a secondar le sue brame, concluse con lei una tregua di dieci anni, e diede fede di non tornare in Napoli finchè le durasse la vita.

Giovanna II nel 1434 tornò a confermare a’ Reggini il godimento di tutti i lor privilegi, ed ordinò similmente che ove mai Alfonso d’Aragona facesse guerra al Ducato di Calabria, i Reggini durante essa guerra non fossero tenuti al pagamento di alcuna quota della colletta generale; e che intanto di una di esse quote impiegar dovessero la somma alla riparazione e ricostruzione delle mura della città. Ma questa regina, giunta all’età di soli sessantacinque anni, era così estenuata e fiacca di spirito e di corpo che pareva decrepita. Le sofferte sciagure la conducevano inesorabilmente al sepolcro nel febbrajo del 1435. Ella morendo chiamava suo erede al trono Ranieri d’Angiò, fratello di Lodovico III.

II. Dopo la morte di Giovanna II, Alfonso d’Aragona si approntava a contrastare i diritti di Ranieri, fondandosi sulla prima adozione della stessa regina. Mentre i Napolitani, a’ quali era cara la memoria di Lodovico, ubbidirono senza difficoltà a’ desiderii della morta regina, e concordi si dichiararono per Ranieri. Alfonso però che già stava in Sicilia preparato ad ogni evento, deliberò di prevenire l’arrivo de’ francesi. Ma i primi suoi fatti nel reame di Napoli furono infelicissimi, ed in una battaglia navale presso l’isola di Ponza coll’armata genovese, che comandata dall’illustre Biagio d’Assereto, sosteneva le ragioni di Ranieri, Alfonso fu al tutto sconfitto; e fatto prigioniero, depose la spada in mano di Jacopo Giustiniani. Genova allora dipendeva dal Duca di Milano Filippo Maria Visconti, a cui fu mandato Alfonso e gli altri prigionieri. Conseguenza di un abboccamento che Alfonso ebbe col Duca fu che questi due Principi si stringessero tra loro in un’intima alleanza. Alfonso d’Aragona riebbe la libertà, e tornò nel regno di Napoli, che ridiveniva miserabile campo della nuova lotta tra l’Aragonese e Ranieri d’Angiò. Per tre anni consecutivi Isabella di Lorena moglie di Ranieri sostenne con invitto animo la pugna contro re Alfonso; e Ranieri non venne nel reame che nel 1438.

Fiorì a questi tempi Pietro Vitale, detto il Calabrico, monaco basiliano di Reggio. Egli nacque in Pentidallilo; fu prima Abate di