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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/251

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   226 libro quinto

che vinceodo ogni ostacolo se ne fece signore. Ma tal vittoria gli costò una grave e pericolosa ferita, e la perdita di un occhio. Entrato in Reggio il Cardona si dimostrò a’ cittadini assai amorevole, e li trattò con affabile confidenza. Re Alfonso con suo diploma del 1443, liberando la sua parola, conferì al Cardona il titolo di Conte di Reggio, e gliene concesse il dominio. Così questo re, sottraendo la nostra nobil città al regio demanio, contro il tenore de’ suoi privilegi, fece che i Reggini scendessero alla qualità di vassalli. Allora Reggio cessò di esser capo di provincia, e tutto il suo territorio fu annesso a quello della provincia di Catanzaro; sì che la Calabria non fu più divisa in tre parti, ma in due, di Val di Crati, e di Calabria Ulteriore. In questa trista condizione durò Reggio per lo spazio di diciannove anni, cioè, come vedremo, sino a quattro anni dopo la morte di re Alfonso.

IV. Questo re compresse e schiantò da per tutto l’anarchia, in cui era caduto il regno nelle passate guerre civili. Gran parte della meridional Calabria da Bagnara a Spartivento, eccetto Reggio, ch’era già in mano di Alfonso Cardona, fu sottratta al dominio angioino, e condotta all’autorità di Alfonso da un valoroso uomo che fu Nicola Melissari. La famiglia Melissari era nel secolo decimoquinto una delle più agiate e note di Fiumara di Muro, terra soggetta prima ad Arrigo Sanseverino, conte di Terranova, poi al conte di Sinopoli Carlo Ruffo. Tanto dal Sanseverino che dal Ruffo avevano ottenuto i Melissari speciosi privilegi, ed erano oltre a ciò assai affezionati alla casa d’Aragona.

Fra i calabresi che si mostrassero più caldi a favore di tal casa fu Nicola Melissari; il quale formatasi una banda di cinquecento uomini ben armati e presti di mano, e fattosi lor capo, scese nel primo tratto in Bagnara, e la occupò dopo breve contrasto (1443). Ivi il numero de’ suoi avanzò a settecento, i quali divenuti più arditi per la riuscita del primo fatto, presero la via contro Scilla. Gli Scillesi, come prima ebber sentore dell’appressarsi delle bande del Melissari, si schierarono animosi fuori del paese a fargli resistenza; ma in breve dovetter piegare al vigoroso urto degli assalitori, che ottennero quel castello senz’altro riscontro. Da Scilla il Melissari, usando la buona fortuna, mosse la sua squadra già forte di mille cinquecento uomini contro Calanna. Ed investendola dal lato di montagna dovette batterla furiosamente per tre dì prima di poterla espugnare. Ottenutala finalmente la mise a sacco, a fuoco, ad uccisione, e la gravò di una contribuzione di tre mila reali. Di là progredì verso Reggio, dove gli fece lieta accoglienza il conte Alfonso Cardona, e