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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/252

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capo terzo 227   

fornì quella gente, che sommava a tremila e duecento uomini, di tutto quanto le fu di bisogno. Uscendo di Reggio il Melissari si cacciò ad osteggiare la Motta San Giovanni che prese senza resistenza, sottoponendola ad una contribuzione di quattrocento reali. Dalla Motta passando per Montebello, che non si era staccato dall’ubbidienza di Alfonso, riuscì a Pentidattilo, dove gli fece molto petto il castello, in cui eransi chiuse e fortificate quindici delle famiglie più aderenti al partito angioino. Ma nulla tenne saldo alle impetuose armi del Melissari, che fece costar molto cara a quel paese la pertinacia in difendersi. Egli pose a bottino i beni de’ sollevati, uccidendo a man salva, predando bestiame, e guastando ogni cosa. Ivi fece sosta il Melissari parecchi giorni per far che la sua gente prendesse ristoro e nuova vigoria. Finalmente si spaziò per San Lorenzo, terra allora assai grossa, e popolata di tremila abitanti; i quali camparono dalla vicina burrasca ad intercessione de’ lor sindaci Salvatore Borruto ed Eugenio Manti. Solo furono sottoposti ad una tassa di tre mila reali, e dovettero per dieci giorni somministrar le provvigioni alla gente del Melissari.

Quando i Bovesi, che si eran pure ribellati, intesero quel ch’era avvenuto delle terre vicine, presero consiglio alla salute loro. E quantunque una parte di cittadini inclinasse a far resistenza, prevalse nondimeno il migliore avviso, che fu di spedire al Melissari una deputazione formata dal loro Vescovo Fra Iacopo da Seminara e da’ più segnalati ed influenti cittadini. Il Vescovo restò mallevadore al Melissari che la città si renderebbe senza ostilità alcuna. E questi promise sicurtà per la vita e per gli averi delle persone; ma però pose al paese una tassa di cinquemila scudi, e chiese una sufficiente provvista di viveri per le sue schiere. Quindi il Melissari si metteva agli alloggiamenti sul piano ch’è di là dal fiume Amendolìa, dopo aver ottenuto tanto e sì celere successo.

Alfonso fu riconoscente al calabrese del gran servigio fattogli, e per rendergliene un’adeguata retribuzione, volle che di parte de’ beni confiscati a’ sollevati si costituisse un ricco feudo, e ne fosse investito il Melissari per se e suoi eredi. Tal feudo fu domandato De Proditoribus, perchè componevasi di beni appartenenti a persone che avevano tradite le loro terre e castella a Ranieri d’Angiò, in pregiudizio di Alfonso.

V. Durante il suo regno Alfonso schiacciò sempre energicamente l’inquieto partito della casa angioina. Solo al principio (1444) fu per qualche tempo disturbato dalia ostinata resistenza fattagli da Antonio Centeglia, già suo vicerè in Calabria, che poi per private ca-