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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/285

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   260 libro sesto

altro balzello. Questa fu la prima invasione che i Turchi abbiano operata sopra Reggio, e della quale niuno scrittor calabrese, a quanto io sappia, ha fatto mai menzione.

II. A questi tempi gli Ebrei dimoravano in Reggio assai numerosi, ed avevan dato colla loro operosità un meraviglioso impulso all’interno ed esterno traffico. Da loro riconosce Reggio la prima propagazione della coltura de’ gelsi, e l’incremento dell’industria della seta già introdotta fra noi da’ Bizantini. Eglino solevano anticipar molto danaro ai proprietarii che davansi a tale industria, i quali obbligavan perciò le loro sete agli Ebrei collo sconto di tarì quattro siciliani per ogni libbra, sul prezzo che l’università Reggina, per suo special privilegio, stabiliva annualmente a’ ventidue luglio, cioè nel giorno della Maddalena; il che dicevasi la voce della Maddalena. Avevano allora i proprietarii di Reggio, e di tutto il distretto o paraggio l’obbligo di far la consegna della lor seta agli Ebrei nel Ghetto. Con tale speculazione e contrattazione quasi tutta la seta di Reggio e suo paraggio, veniva anno per anno incettata dagli Ebrei; i quali poi la mettevano in vendita a’ mercatanti esteri nella Fiera franca di agosto. Questi mercatanti che vi concorrevano, eran molti, e per lo più Genovesi e Lucchesi. Costoro però mal potevano patire di dover dipendere al tutto dagli Ebrei in tali compere, poichè questi ultimi sostenevano per ordinario i prezzi della seta come aggradiva lor meglio; e la voce della Maddalena veniva emessa assai spesso sotto la diretta loro influenza. Per la qual cosa i mercatanti cristiani cominciarono a pensar modo che gli Ebrei dovessero venir discacciati da Reggio. E quantunque questo tentativo fosse restato per più tempo infruttuoso, pur finalmente i Genovesi vi riuscirono colle loro insistenti denunzie al governo di Napoli.

Era vicerè Raimondo di Cordona, ed il gran Siniscalco Antonio di Guevara proteggeva a spada tratta i mercatanti genovesi, i quali avevano anche spalla da parecchi baroni del Regno, a cui pareva insoffribile non potere aver dal loro danaro quell’usura, che sapevano trarne gli Ebrei. Esponevano dunque ai vicerè come, mentre gli Ebrei coi loro traffico e monopolio trasricchivano, le oneste speculazioni de’ cristiani andassero assai sovente alla mal’ora ed al fallimento. Esponevano come la povera popolazione fosse spolpata dalle gravose usure che gli Ebrei ricavavano del lor danaro; cosa intollerabile in paese cristiano. E tanto fecero e dissero che il vicerè fatto rapporto a Ferdinando in Ispagna, dipinse in nerissimi colori quella corporazione ebraica, e mostrò l’urgente bisogno che gli Ebrei fossero espulsi non dalla sola Reggio, ma dall’intera Calabria.