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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/290

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capo secondo 265   

care ancora la potenza di Solimano, che allora aveva sì gran peso nella bilancia politica dell’Europa. Dopo che l’Impero d’Oriente era caduto in potere de’ Turchi, gl’imperatori ottomani si credettero entrati in tutte le ragioni di quell’impero. E siccome per lunga età queste nostre regioni erano state aggregate e soggette all’Oriente, così Solimano fece disegno di ricongiungerle a’ suoi Stati. Traendo dunque vantaggio delle divisioni dei principi cristiani che fieramente si guerreggiavano, fermò di condurre ad effetto il meditato proposito. Egli veniva eziandio eccitato a tale impresa dal Re di Francia, che s’indovinava non poter bastare colle sue sole forze contro la potenza di Carlo V. Nè poco andavalo confortando Troilo Pignatelli fuoruscito napolitano, che stava nella Corte ottomana; il quale poi, come uom pratico de’ luoghi, accompagnò sempre i Turchi nelle spedizioni contro il Regno. Il Re di Francia alla sua volta era stimolato contro Carlo V ed all’impresa del Regno dal principe di Salerno, ospitato in quella corte. Così Francesco e Solimano fecero tra loro alleanza, e fu convenuto che mentre i Francesi guerreggiavano Carlo nell’Italia superiore, Solimano si spingesse alla conquista del regno di Tunisi, e poi della Sicilia, e dell’Italia inferiore.

Or avendo Solimano creato suo ammiraglio Airadeno Barbarossa (1532), gli affidò il comando di un’armata di ottanta galee per assaltar lo stato di Tunisi, e toglierlo a Muleasse che vi dominava; e quello Stato cadde in potere di Barbarossa. Ciò inteso Carlo, e ben accorgendosi che la signoria di Tunisi darebbe al Turco gran comodità di gittarsi in Sicilia e nell’Italia meridionale, determinò egli pure di fare una spedizione per Tunisi, per guastare i disegni di Solimano. Ma l’effetto però di tanto apparato di guerra non si agguagliò allo scopo; imperciocchè sebbene l’Imperatore avesse scacciato da Tunisi Barbarossa, non ebbe pertanto il possesso di quel reame, nè vi lasciò alcun presidio sufficiente a premunirlo contro una nuova invasione del Turco. Solo stette contento a rimetter nello stato Muleasse, lasciandolo però come suo tributario. Ma indi a non molto Amida, figliuolo di Muleasse, si prese le redini del governo a dispetto del padre, e quando a questi venne voglia di racquistarlo, i Tunisini tumultuarono e l’uccisero, nè più vollero riconoscersi soggetti a Carlo V.

Intanto l’armata ottomana (1533) andava scorrendo i nostri mari, e Barbarossa in agosto tentava uno sbarco nelle vicinanze di Reggio, ma senza frutto. Questa città stava pronta alla difesa; e tutti i suoi cittadini armati e guidati dal Capitan d’armi Paolo Ruffo, conte di Sinopoli, impedirono che il nemico vi prendesse terra. E Barbarossa,