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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/291

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   266 libro sesto

considerando che potrebbe esser raggiunto da Carlo V, che allora ritornava da Tunisi colla sua armata, passò oltre senza fare offesa alla città. Non è qui da tacere che Paolo Ruffo essendo Capitan d’armi di Reggio, provvide di accordo co’ sindaci Urbano Barilli e Valerio Carbone che anche i foresi fossero ammessi all’uffizio di mastrogiurati, mentre prima non vi erano eletti che i soli maestri.

VI. Tornando l’imperatore da Tunisi (1534) volle prender cammino per Napoli, e passato prima in Sicilia visitò Trapani, poi Messina. Dalla qual città si trasferì con due galee in Catona, ove accorsero a fargli omaggio molti nobili reggini col loro sindaco Matteo Geria, e pregarono la Maestà sua che volesse per qualche giorno allegrar di sua presenza la loro città. L’imperatore, porgendosi grazioso al desiderio de’ cittadini, venne in Reggio; e fu allora che vedendo la città assai debole contro le invasioni de’ nemici, dispose che fosse fortificata a convenienza, e ne diede gli ordini adeguati al Vicerè Pietro di Toledo.

Partitosi da Reggio Carlo V, prima di tornare alla Catona per rimbarcarsi, volle fare una cavalcata sino a Fiumara di Muro, e vi fu accompagnato dal sindaco Geria, che andandovi a piedi gli teneva la staffa. Scese poscia l’Imperatore alla Catona, e dopo aver osservato parecchi altri luoghi litorani del Regno, giunse finalmente in Napoli, dove fu ricevuto con grandissima festa, e dimorovvi sino al marzo del 1536.

Mentre Carlo era in Napoli, (1535) Barbarossa tornava con cento galee agl’indifesi lidi della Calabria, e sbarcandovi agevolmente, prendeva prima San Lucido, ove faceva abbondante preda di roba, e di uomini e donne. Andato poi al Cedraro, che gli abitanti avevano abbandonato, vi bruciava ogni cosa, e fino sette galee che vi si stavano costruendo per ordine del Vicerè. Da ultimo l’ammiraglio ottomano tornò a Tunisi, ed assoggettato quel regno a Solimano, vi fortificò Goletta in mudo inespugnabile. Si ricondusse poi nuovamente ne’ nostri mari nell’anno appresso, forte di quarantacinque galee; e prese Castro città in Terra d’Otranto, e la terra delle Castella in Calabria, commettendo infinite scorrerie o depredazioni, e conducendo in Costantinopoli tremila prigionieri. Fra i quali era un Dionisio povero mozzo, figlio di un Bini da Reggio, e di una Pippa delle Castella. Questo Dionisio dimostrò poi grande abilità e coraggio, ed avendo rinnegata la fede cristiana, fu fatto capitano di molte galee, e conosciuto col nome di Ulucci Alì. Notisi che a’ guasti, che il Barbarossa commetteva sulle coste della Sicilia e della