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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. I, Fibreno, 1857.djvu/315

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   290 libro sesto

Turchi in città; ma usciti fuori cominciarono a combatterli nelle campagne di Santo Leo, e di Motta San Giovanni, ove quelli erano sbarcati. Venuti ad avvisaglie e fazioni, queste finivano per l’ordinario colla peggio de’ Turchi. Perocchè i villani, preso ardire dal concorso dei cittadini, non vollero restar loro inferiori, ed impugnando marre, scuri, coltelli, e quanto altro il bisogno della propria salvezza metteva lor dinanzi, si scagliarono addosso a’ musulmani con vigore e risolutezza. E fecero tanto che una schiera di nemici fu disunita dalle altre; la quale qua e là rincacciata da’ nostri, si gettò sopra la terra di Macellari, e le pose fuoco. Ma stretta viapiù ed inseguita, moltissimi Turchi restaron morti, mentre de’ Reggini tre soli venner desiderati. E di essi uno fu un certo Ambrogio, servo di Giovanni Nicola Spanò: il quale Ambrogio, ito cogli altri alla pugna contro i Turchi, gittato giù il cappello si appostò dietro un grosso macigno che gli facesse riparo, e caricando e scaricando come fulmine il suo scoppietto, faceva vomitar l’anima a moltissimi Turchi. Ma finalmente i barbari dal fumo e dal lampo dello scoppio argomentando il punto donde i colpi partivano, tutti aggiustarono ivi la mira, e veduto quel valoroso, gli scaricarono addosso tal pioggia di palle, che stramazzò sul terreno insanguinato e morto. Di che avvedutisi, ma troppo tardi, i nostri accorsero a calca, e trovatolo esanime il portarono in sicuro luogo, e diedero al cadavere onorata sepoltura.

IX. Essendosi persuaso il Cicala che per allora i suoi disegni sopra Reggio non potevano pigliar forma (1598), perchè la città era gagliardamente propugnata, fecesi dell’alto, e mandò pregando il Vicerè di Sicilia, che dimorava in Messina, volesse permettergli di veder sua madre. Che egli intanto, per dissipar dall’animo del Vicerè qualunque sospetto di tradimento, si profferiva dargli due suoi figli in ostaggio. Fu contentato il desiderio di Cicala, e due navi Siciliane condussero Lucrezia sua madre con altri congiunti da Messina in Reggio. Donde avviatisi per terra alla marina di Motta San Giovanni ove stanziava Cicala, Lucrezia si appresentò al figlio con animo di donna forte e cristiana. Come l’ebbe veduto non si mosse per niente ad abbracciarlo, ma componendosi a severa mestizia, non dava sembianza di volerglisi far presso. E quando il rinnegato volea correrle nelle braccia, e prenderla per la mano, ella con dignità se ne ritrasse; e dissegli con ineffabile amarezza, lei non aver figliuoli musulmani, nè bastarle il cuore di stringer fra le sue braccia chi aveva disertato dalla religione de’ suoi padri. Tornasse in grembo della chiesa cattolica, ed allora a lui sarebbe anche aperto il materno