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Pagina:Spanò Bolani - Storia di Reggio Calabria, Vol. II, Fibreno, 1857.djvu/128

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   118 libro ottavo

CAPO QUINTO

(Dall’anno 1792 al 1797)

I. Giuseppe Logoteta è arrestato, e mandato nella cittadella di Messina. Atti del Dusmet: sue lodi. Denunzie di masoneria. Pietro Musitano, Girolamo de Gregorio, ed il Padre Barbuto. II. Gregorio Musitano è preso, e mandato in Messina nel Castel Gonzaga. Influenza de’ principii francesi nel Regno. Milizia de’ volontarii. Speranza e paura. Reggio è messa in assetto di difesa. Al Logoteta è restituita la libertà. III. Incidente tra uno sciabecco francese ai una scialuppa savojarda. Fermezza del Dusmet. Altro incidente dello stesso sciabecco nella rada di Pentimele. Dimostrazioni ostili de’ nostri. Rimostranze del Dusmet al Console francese in Messina. IV. Morte del Dusmet, le cui esequie danno occasione a contesa tra il sindaco, e l’assessore. Decisione sovrana sfavorevole a’ sindaci. Domenico Suppa va in Napoli a sostenere i diritti del Comune reggino. Giovanni Pinelli governatore politico di Reggio. Entra in uffizio senza piegarsi alle consuete formalità. V. In Reggio sono ripristinati i Luoghi pii, ed abolita l’Ispezione della Cassa sagra. Le idee democratiche s’invigoriscono. Viene in Reggio il Preside della Provincia Antonio Winspeare. Denunzie al governo. Esortazioni del Pinelli a Diego Spanò e Francesco Trapani. VI. Il governatore Pinelli è ucciso. Il Preside Winspeare torna a Reggio. Persecuzioni ed arresti. Stabilimenti pubblici. Uomini illustri reggini del XVIII secolo. Conclusione dell’opera.


I. Tra i primi cittadini che cercarono di mettersi nella grazia del Dusmet fu Pietro Musitano (1792). Ma il Dusmet volle amici tutti, familiare nessuno. Nè in alcun paesano volle confidarsi, e perciò fece che suo nipote ch’era in Agosta gli mandasse un avvocato siciliano, perchè potesse giovarlo di consigli con maturità e senza passione. Il Musitano, non vedendo materia a’ suoi ferri, si astenne da qualunque altra prova; ed aspettava tempo. Primo pensiero del governatore fu di leggere attesamente le relazioni del de Gregorio, le accusazioni private, ed il dispaccio. La sera del dì ventiquattro di luglio mandò per Giuseppe Logoteta, e mostratogli un manifesto stampato gli domandò s’era suo: il Logoteta, senza titubanza, rispose che sì. Allora il Dusmet gl’impose di costituirsi prigioniero nel corpo di guardia del Quartiere; ed il dimane fece condurlo con buona scorta nella cittadella di Messina. Fu poi senza ritardo cominciata l’istruzione sugli elementi, che offrivano i documenti prodotti. Ma tosto il Dusmet si accorse che l’avvocato siciliano era un pessimo arnese, ed il mandò via. Dell’assessore della regia corte, ch’era lo stesso Ispettore de Bonis sospetto d’intelligenza col Logoteta, non poteva valersi. Fece adunque venirsi da Messina un Giacomo Mazas Maggiore del Reggimento Real Campagna, uomo integro, di benigna indole, ed assai esperto di lettere. Col costui