Pagina:Specchio di vera penitenza.djvu/190

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162 distinzione quinta — cap. vi.

spinga fuori la voce della confessione, acciò che ’l vizio dentro, il quale altri volentieri nasconde, non faccia puzza e pericolosamente infracidi. Ora, quanto e quale debba essere il dolore del peccato, dicemmo di sopra nel trattato1 della contrizione. La quartadecima condizione che deve avere la confessione, si è accelerata; cioè che altri si confessi tosto fatto il peccato, e non indugi di dì in dì; acciò che ’l peccato non si dimentichi, e acciò che non si multiplichi, e acciò che ’l diavolo perda la baldanza e ’l rigoglio ch’egli ha sopra l’uomo, mentre che non gli lascia confessare il peccato; e a tôrre via ogni pericolo che per lo indugiare la confessione potesse intervenire; e per più altre ragioni che sono dette di sopra in quello capitolo dove si disse che la penitenzia non si dovea indugiare. E avvegna che la Chiesa comandi che pure una volta l’anno si faccia la confessione, nondimeno chi n’ha più bisogno, più volte fare la dee, e spezialmente ne’ casi detti di sopra. E chi non si confessa attualmente e di fatto più volte, almeno è tenuto d’averla sempre in proponimento di farla: e tale proponimento è di necessità di salute, come la contrizione; chè l’uomo è tenuto d’avere sempre dolore e spiacimento del peccato quando se ne ricorda; e così debbe avere il proponimento di confessarsi. La quindicesima2 condizione che dee avere la confessione si è fortis; che sia forte: che né per vergogna, né per temenza di qualunche pena che gli avvenga o convenga sostenere per sodisfare per gli peccati, o per astenersi delle cose usate, o per tribulazioni o tentazioni ch’egli aspetti, non lasci il confessare, né niuna di quelle cose ch’alla confessione si richieggiono. La sestadecima condizione che si richiede alla confessione, si è accusans; cioè che altri si dee accusare nella confessione sé medesimo, e non altri,3 né scusare sé, né lo-

  1. Il Manoscritto: nel trattare.
  2. Ediz. 95 e 85: quintadecimo.
  3. Le stampe sopra citate: s'accusi sè medesimo nella confessione, e non altrui.