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Pensava a que’ principi bellissimi e nobilissimi condannati a vivere sotto umili apparenze da qualche mago invidioso fino al giorno che la bella predestinata venisse a levarli dal loro stato pronunciando la magica parola che tutto trasforma, cui ogni altro incanto si deve piegare.

— Se fosse questo! pensava in cuor suo.

Gli avevano detto, è vero, che queste eran fole; che non erano mai esistite; o almeno che ciò non accadeva più a’ nostri tempi.

Ma chi lo sapeva? Che prove ci erano in contrario? pensava ancora Gianni da sè, straordinariamente esaltato dal fascino di quel momento.

Sotto quel bel cielo tutto splendore e armonia, su quella terra tutta fiori, vicina a quel mare voluttuoso che non si stancava di baciar la riva, in mezzo a quel silenzio e a quel mistero, Gianni trovava molto semplice che le fate regnassero ancora.

E se creature più perfette e più potenti delle umane vivevano sulla terra, Emilia doveva essere una di quelle.

Solo che avesse voluto pronunciare la parola magica, Gianni era sicuro che avrebbe sciolto l’incantesimo che lo condannava ad essere un contadino rozzo e ignorante. Sentiva che lo avrebbe trasformato per sempre.