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Riccardo stava in un salottino attiguo chiacchierando con dei vecchi amici. Improvvisamente si fece un gran silenzio e un bisbigliare sommesso: „cos’è, che si fa?“

Si trattava di una signorina forestiera che doveva esordire alla Pergola.

La chiamavano Irma Plinovich: una meraviglia polacca, educata a Vienna. Alcuni uomini seri tra i quali Riccardo, cercarono di mettere la cosa in ridicolo, ma la curiositá fu piú forte. A poco a poca tutti entrarono nella sala, e lui rimase solo.

Era seduto sopra un canapè, e si lasciò andare a fantasticare, come gli accadeva tante volte. Intanto cominciò il canto.

Era un cantico slavo, una musica dolce, lenta, piena di speranza e di affanno. La voce era una carezza piena di fascino. A lui pareva il canto di una creatura divina che si rivelasse ai mortali.

Col suo accento esprimeva tutti i sentimenti umani, ma idealizzati. Gli pareva che gli strappasse dal cuore i più riposti secreti; e forzandolo a guardare nel suo intimo, gli rivelasse come un essere nuovo, con nuovi bisogni e nuove aspirazioni.

Il suo passato gli sfuggiva come un quadra dissolvente. E un desiderio indefinito, ma vivissima