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rito alla influenza di sua madre e fosse fredda con l’Emma divenuta a sua volta, da un momento all’altro, riservata e silenziosa. Anche senza questo, Annetta, essendo felice, come la maggior parte dei felici, non avrebbe pensato che a sè.

Felice sì, perchè Paolo non l’aveva mai amata tanto. Ella poteva vantarsi di averlo conquistato, di avere vinto un cuore riluttante e capriccioso.

Dopo il pranzo — al quale erano intervenuti, oltre il fidanzato anche Andrea Celanzi, Marco Fabbi, il dottore e le due vecchie zitelle, zie di Leopoldo — in un momento di suprema espansione, mentre la madre e la figlia si trovavano insieme nello spogliatoio, questa uscì a dire:

— Ora, mamma, anche se Paolo mi lasciasse, non morirei più per lui.

La madre la guardò un po’ sorpresa, non tanto della cosa in sè, quanto del modo con cui Annetta la diceva.

La fanciulla sorrise.

— Non credere che non l’ami; l’amo sempre. Vale a dire, mi piace e sono contenta che sposi me, e non un’altra: questo sopra tutto. Poi, credo pure che sarò abbastanza felice, almeno per quel tanto di tempo che è lecito sperare. Ma, tu capisci già, non è più l’amore di prima. Quell’amore è finito per me, mamma mia. E quando ci penso e mi ricordo tutte le sciocchezze che facevo, tutta la pena che ti ho dato, mi pare un