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che non amo più, che disprezzo, cesserò forse di essere un marito tradito perchè sarò un assassino?

Nel suo caso poi, egli trovava che la vera colpevole era la donna: la vipera.

Forse non sarebbe stato male freddarla sul colpo e riconquistare la propria libertà, dacchè la società non gli concedeva di liberarsi altrimenti.

Sì. Ma che ne avrebbe poi fatto di quella libertà macchiata di sangue?

A quale donna amata avrebbe egli offerto il suo nome di uxoricida?

Ringraziava la sorte di averlo fatto entrare in quella camera soltanto per caso, senza sospetti e senz’armi.

Ouindi il suo pensiero ritornava a Celanzi. Analizzava l’amore di lui per Cleofe, ne cercava l’origine nell’infanzia del giovine, in quel grande affetto del bambino per la giovinetta. Immaginava l’impressione che egli aveva dovuto ricevere, rivedendola dopo tanti anni, sempre bella, fresca e più che mai seducente. Sentiva il fascino dei teneri ricordi, della confidenza e della civetteria di quella donna. Intendeva tutto, e quasi perdonava.

Come un lampo, l’immagine di Emma attraversò il suo spirito.

Emma, bella, pura, olezzante di giovinezza come un fiore appena sbocciato.

Poi Emma pallida, affranta disperata, risoluta a morire.