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Subito i ceri impallidirono e il vecchio arsenale di tele nere sbiadite, costituenti l’addobbo della settimana santa, si mostrò in tutta la sua grettezza. Un improvviso soffio d’aria vivificatrice spazzò la navata. La nube densa e greve d’incenso che incombeva sulle teste chinate dei devoti, si sollevò, si disperse in brandelli svolazzanti, in sottilissimi fiocchi azzurri.

L’organo tuonò ancora una volta.

Ma quasichè il senso tragico e mistico della commemorazione rituale fosse sfuggito dalla mente dell’organista, le note gravi divennero sempre più snelle, voluttuose e dolci, e un inno d’amore, un inno alla vita salì mollemente incontro al sole di primavera.