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Vi erano molte speranze, naturalmente. Mitissima la requisitoria del Procuratore del Re. Stupenda l’arringa dell’avvocato difensore. Le signore presenti avevano pianto; mentre alcuni giurati tremavano di commozione; ma l’avvocato della parte civile, un forte oratore esso pure e ben pagato dalla signora Maddalena, aveva tuonato contro la crescente debolezza morale dei nostri tempi e la morbosa indulgenza per certi delitti di sangue. Abile, veramente, egli cercò d’impietosire gli astanti - non sulla morte precoce di Paolo Brussieri, ma sul dolore della povera madre. Non tentò di redimere il seduttore; neppure di scusarlo. Lo chiamò un gaudente senza scrupoli, senza delicatezza. Ma sua madre lo adorava. Questo per il pubblico. Quanto ai giurati, essi non erano donnicciuole da intenerire. Domandò loro semplicemente, che cosa diverrebbe una società civile, nella quale ogni singolo individuo si credesse in diritto di condannare, di giustiziare, da sè, liberamente.

In Italia — egli aveva detto — in un paese dove la pena di morte è soppressa, i privati la esercitano per proprio conto. Se si continua così, se i tribunali non temono di incoraggiare l’andazzo con l’indulgenza pericolosa delle loro sentenze e il morboso sentimentalismo di certi verdetti, vedranno in pochi anni cosa sarà della nostra patria e dove andrà a finire la maestà della legge!