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in una conversazione assai interessante con la padrona di casa. Gli aneddoti di bottega, le ansie del commercio, le perfide concorrenze dei grandi magazzini che vendono di tutto a prezzi ribassati, fornivano altrettanti soggetti sui quali essa poteva discorrere delle ore senza mai stancarsi.

La signora Cleofe, l’ascoltava deferente e curiosa con una piccola invidia che non si curava di nascondere.

— Dev’essere una bella vita — esclamava la ricca signora noiata della campagna — una gran bella vita, stare tutto il giorno in un elegante negozio, nel centro di Milano, in mezzo ai profumi, maneggiando continuamente cose fini e eleganti, e avendo sempre a fare con persone distinte, quali devono essere senza dubbio le persone che compongono la sua clientela.

— Oh, per questo poi — entrava a dire il vecchio Brussieri che per lunghi anni era stato il fornitore dei guanti più a buon mercato per la gente meno avvezza a portarne — per questo poi, non faccio per vantarmi, ma è proprio difficile trovare una clientela più distinta della nostra. — E rosso come un peperone per l’eccellente vino bevuto, strizzava gli occhietti furbi in faccia alla signora. Poi ripigliava: — Siamo vecchi negozianti, capisce bene, persone conosciute, incapaci di vendere roba di scarto a un cliente come si deve. Vero, Paimira?... Vi sono delle contesse, come la Calcaroccia, la Saladini, che hanno co-