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14 nell’ingranaggio


Egli forse se ne accorse, poichè non la guardò più e si diè a raccontare delle persone che aveva incontrato a Milano, con osservazioni burlesche e una intonazione comica, che in lui riesciva divertentissima.

Gilda rise, e l’impressione spiacevole fu cancellata.

La sera andarono all’albergo dove tutti i villeggianti dei dintorni si erano dati convegno.

La folla ingombrava le sale: parlavano forte, ridevano; qualcuno cantava; un organo girovago suonava sotto il portico e le ragazze dell’albergo ballavano. Gilda, con la piccola Lea stretta alla sua mano, era libera di muoversi come voleva, girando di sala in sala, passando da un gruppo all’altro. La conversazione si spandeva e si divideva in tante frazioni, senza etichetta, col piacevole abbandono della campagna.

La signora Pianosi, appena arrivata si trovava in mezzo a una cerchia di ammiratori, come nel suo salotto. Ella sedeva volentieri sotto la loggia del primo piano, da dove si scopriva tutta la distesa del bacino, con la sua acqua limpida, liscia come uno specchio, e il cielo azzurro, stellato; e là «teneva cattedra,» come solevano dire i maligni.

Il Banchiere giuocava al bigliardo con una diecina di amici, fra negozianti e possidenti, tutti uomini di affari e di cifre; i quali, di tratto in tratto, facevano delle esplorazioni lontane nel dominio spensierato dei giovani e delle donne.

Queste si aggruppavano nella sala grande intorno alla tavola su cui sparpagliavano allegramente i loro Canestrini e i loro lavoretti, mentre tutto lo spazio risuonava delle loro chiacchiere.