Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/14

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la casa dei Valmeroni, giungeva alla chiesa di San Babila, parata a lutto. La gente che passeggiava sul Corso guardava curiosamente il maestoso carro coperto di fiori e la lunga fila di persone che lo seguivano. La salma fu portata in chiesa. Alcuni maligni, sapendo le condizioni finanziarie niente affatto floride dei Valmeroni, criticavano quel lusso; altri lo applaudivano, appunto perchè rappresentava uno sforzo, un reale sacrifizio.

— Tu sei stanco, babbo — diceva Riccardo facendo entrare suo padre in un banco. — Siedi, riposati, se vuoi andare fino in fondo.

Leonardo si abbandonò sul banco e celando la fronte nelle mani pianse in silenzio. Il giovine rimase in piedi nell’ombra di un pilastro, poichè egli pure aveva gli occhi gonfi di lagrime e voleva nasconderle agli indifferenti.

Quella vecchietta era stata la sua consolatrice. Nella casa rumorosa e disordinata che Elisa non sapeva amare e Leonardo non sapeva dirigere, il fanciullo precocemente serio si rifugiava nella camera quieta e pulita della bisavola. Adulto, egli vi aveva pure cercata la calma e l’equilibrio necessari al suo spirito. Dacchè essa era morta, il giovine aveva la sensazione d’essere rimasto solo in quella casa piena di gente. Egli era uno spostato come tutte le persone che hanno sortito dalla natura una intelligenza e una sensibilità superiori all’ambiente in cui vivono; ma aveva