Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/16

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ragazzona alta e ben fatta, dalla carnagione lattea, dai capelli biondi; essa discorreva tranquillamente con Flora Ermondi, la sua intima amica, e con Luciano, figlio del dottore Melchiorre Monti. Antonietta invece — la seconda delle ragazze, che per l’età stava tra Riccardo e l’Angelica — si era messa nel banco presso a suo padre e lo guardava continuamente. Ella somigliava al fratello nei lineamenti e nel carattere. Aveva come lui i lineamenti puri, i capelli neri, gli occhi neri e profondi, dalla espressione dolce e malinconica: non però la fibra sana e robusta del giovane.

In fondo alla chiesa, l’Angelica, col viso aggrondato, i grandi occhi azzurri pieni di lampi, nascondeva nell’angolo più buio il vecchio abito nero, mulinando pensieri di ribellione, mentre Giorgetto ed Erminia, i due piccoli indisciplinati che ella doveva custodire, chiamavano la mamma, si ficcavano tra i banchi, pestavano i piedi alle persone, facendo un chiasso molto sconveniente.

Per fortuna, i preti, ben pagati, cantavano l’ultimo salmo con voci alte e sonore, capaci di soffocare ogni altro strepito.

La funzione era finita; i necrofori portavano fuori la bara, allorchè un signore dall’aspetto rimarchevole, vestito con eleganza impeccabile, si accostò a Leonardo e gli die’ un piccolo colpo sulla spalla.