Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/167

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Leggeva. E man mano che i suoi occhi scorrevano quelle linee, le sue labbra pronunciavano a mezza voce le frasi appassionate, le pareva che una gran luce si facesse nella sua anima.

Egli l’amava!... Era geloso di Riccardo... Perchè le avrebbe scritto così se non l’avesse amata? Come era stata stupida a non capire... Ma ora capiva, per fortuna. Il suo intelletto si era rischiarato nel dolore. Faustino Belli si esprimeva così perchè era un uomo di quarant’anni, e rivolgendosi ad una giovinetta non osava esprimersi francamente come un giovane; e cercava d’insinuarsi nell’anima di lei per la via piana dell’amicizia e della riconoscenza. Ma l’amava. Voleva essere il suo schiavo, il suo cane fedele... E come era geloso! L’altro personaggio, il presunto sposo che egli le avrebbe trovato, era lui, lui stesso, che non voleva esporsi per timore ch’ella lo trovasse troppo vecchio e lo respingesse. Chi sa quanto aveva sofferto scrivendole così. „Povero Faustino! Povero caro!!... Come mi sarà facile consolarlo!... E Riccardo?... Ma che! Gli voglio bene come a un fratello, niente di più. O Faustino!... Non amo che te!“

Le sue labbra ardenti si posavano sulla carta fine e lucida, dal profumo penetrante, che si era sviluppato con maggiore acutezza nel calore del letto. Era il profumo di lui, dei suoi abiti, delle sue mani.

Maria rimase ancora un pezzo sveglia beandosi