Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/226

Da Wikisource.

— 228 —

sava dalle case calde; dalle vie chiuse e strette, in cerca d’aria e di svago.

Riccardo s’incamminò verso casa. Ma per arrivarvi doveva traversare il Corso, e sul Corso trovò molte persone conoscenti con le quali dovette fermarsi. Quando arrivò, pensò che era presto e che nella sala avrebbe trovato Maria; e gli mancò il coraggio di salire. Andò avanti a caso rifacendo la strada che aveva fatto prima, fino al ponte. Giunto lì, invece di voltare sul naviglio, tirò diritto. La via Monforte, specialmente dal ponte in giù, era quel tempo una via di poca vita, senza trams, e, in confronto ai Corsi, quasi buia. Il bastione la chiudeva ancora sebbene l’apertura fosse decretata, e i picconi demolitori non attendessero che un ordine.

Riccardo pensava che Maria aveva fatto poche ore prima lo stesso cammino con Faustino Belli, e provava una voluttà amara nel ricalcare i loro passi, nell’evocare le loro figure una accanto all’altra e cercando d’indovinare i loro discorsi, torturandosi crudelmente, tanto che il più feroce nemico non avrebbe potuto fare di più.

Le aveva egli fatta la sua dichiarazione?... L’aveva ella accettata? Con quali parole? Certo con quel dolce sorriso!... E poi?... Si erano baciati? No, perchè era giorno, fortunatamente, e splendeva il sole. Ma vi sono parole che accarezzano e bruciano al pari dei baci, e Faustino