Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/234

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parso quell’uomo. Ed egli le aveva giurato amore. Ma subito il dubbio si era seduto al suo capezzale, quasi che Faustino con le sue prime parole d’amore avesse spezzato il dolce incanto del sogno. Nel medesimo tempo erano venute le maldicenze, gli avvertimenti, circostanze inestricabili, parole oscure, e tutto aveva contribuito a renderla incerta, vacillante, e sempre più infelice. In fine, come se non bastasse, Riccardo, in un impeto di passione, l’aveva stretta al cuore e l’aveva baciata e ribaciata sulla fronte, sugli occhi, sulle labbra. Invano ella lo aveva respinto, soggiogato. Quei baci erano rimasti sulle sue labbra ed ella non poteva cancellarne l’impronta.

Eppure, si teneva sicura di non amare Riccardo. A momenti le pareva di odiarlo per quella violenza che le aveva fatta. Per quella violenza, senza propria colpa, ella era stata baciata da un uomo che non era quello da lei prescelto; e non poteva dimenticare quei baci. Il fuoco di quelle labbra giovanili era penetrato nel suo sangue; ella lo sentiva. Così mentre il suo pensiero e la sua volontà si lanciavano verso il lontano ideale, il suo cuore rimaneva muto, freddo, incerto. La divina unità del suo essere era perduta: la sua vita era scissa: la religione d’amore le cadeva ai piedi infranta come quell’altra; tutto cadeva; tutto periva. Questo pensiero l’accasciava; la se-