Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/302

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— Facciamo a rincorrerci come quando eravamo piccini.

— Sì, ma se ti piglio voglio un bacio, uno solo, ma lungo lungo... infinito.

— Quand’è così, niente. Andiamo adagio. Pensa che Faustino Belli si tiene sicuro del mio consenso.

— Certo: è tanto vano. Gli starà bene una lezione.

— E se mi amasse davvero? Se fosse disperato?

Riccardo impallidì.

— Ne avresti pietà?

— Ne avrei pietà e soffrirei; è doloroso sapere che una persona è infelice per noi.

— Perchè dunque non hai pietà di me?

— Fra tutti i sentimenti che tu mi puoi ispirare, la pietà non trova alcun posto.

— Perchè?!

— Non lo so. Forse perchè sei giovane, perchè sei bello, perchè ti vedo davanti a me come un assalitore, non come un vinto. Ma basta. Corriamo, presto, su questa bella erba, così verde e vellutata.

E si mise a correre come una bambina.

Eccitato, ardente d’amore, Riccardo la rincorse, la raggiunse, la serrò nelle sue braccia.

Mentre stava per baciarla, ella gli sfuggì ancora.