Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/406

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Ella si strinse nelle spalle. Che fare? Quando non si hanno denari e bisogna pesare sugli altri?... Quando non si ha fortuna, bisogna rassegnarsi.

La invitarono a cantare ed ella cantò subito, senza farsi pregare, come era sua abitudine.

Sul pianoforte era lo spartito del Barbiere. Lo prese e l’aprì a quella deliziosa uscita della donna: „Una voce poco fa...“. Pregò Antonietta di volerla accompagnare e cantò come poche sanno e possono cantare. Allora tutti compresero fino a qual punto la povera creatura fosse nata artista. E osservarono tutti che quella fanciulla senza grazia, con quella faccetta di topo, con quegli occhietti neri, quella pelle scura, quella figura tozza, dalle gambe troppo corte, dal busto troppo lungo, si trasformava cantando, forse si alzava in punta di piedi, chissà?

Pareva più alta, pareva perfino più elegante, e nel viso non le si vedevano che gli occhi lucenti come stelle, la bocca rossa e i denti bianchi.

Quand’ebbe finito, tutti le furono intorno per lodarla, per stringerle la mano.

Camillo Bressani disse coraggiosamente alla Bergamini:

— Ma sa, signora, che è un gran peccato fare interrompere gli studi a una signorina che possiede i mezzi vocali e il talento di sua nipote?