Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/412

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divina nella donna. Oh! se tu volessi rassegnarti alla tua naturale debolezza e appoggiarti alla mia forza. Se tu volessi!...

Ella si riscosse con un impeto repentino. La angoscia occulta, lungamente compressa, la dominò: le lagrime sgorgarono dai suoi occhi: e le parole, ch’ella non avrebbe mai creduto di proferire davanti a quell’uomo, uscirono con violenza dalle sue labbra.

— Sì, vi fu un tempo in cui sognai di appoggiarmi a voi, nobile e forte, quale vi credevo; e desiderai di vivere la mia vita all’ombra della vostra gloria, come una bambina umile e confidente.

— O Maria... angelo... Fa che ritorni quel tempo... e io bacierò la terra che tu calpesti...

— I morti non ritornano. Il mio sogno è morto: voi l’avete ucciso... L’avete ucciso a colpi lenti, ripetuti, crudeli, in una lunga agonia; cominciando dalla prima lettera che mi avete scritta. Un veleno sottile è penetrato nel mio sangue e nel mio cuore con quella prima lettera; ma non vi bastò: avete voluto colpirmi a morte, mostrandomi tutto il vostro egoismo, tutta la vostra mala fede. Ora è finita; nulla mi può commuovere: la mia vita è spezzata.

Faustino Belli la guardava immobile, quasi terrorizzato da quello scoppio inatteso. Cieco, pazzo, miserabile, quale paradiso aveva egli perduto!...