Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/413

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Ella riprese ancora, come parlando a sè stessa:

— Eppure sarebbe stato così facile per voi ricuperare la mia fede, riconquistare il mio cuore: solo che aveste indotto mio padre a lasciare a mio zio Leonardo il danaro che destinava a me... Consigliato da voi, egli l’avrebbe fatto... ed io avrei ammirato la vostra generosità, ed il mio cuore riconoscente sarebbe ritornato al suo primo ideale affetto, per non allontanarsene mai più... Voi invece... oh! non parliamo di quello che voi avete fatto... È troppo orribile, troppo indegno... Basta. E inutile ritornare su questo argomento.

Ella si alzò.

Fino a quel momento Faustino Belli era rimasto sotto il terribile incanto di quella disperata ed involontaria confessione. E i più dolci sogni della giovinezza erano rifioriti improvvisamente nella sua anima inaridita dall’egoismo, come fioriscono al sol di maggio, su i brulli rami delle siepi, i fiori odorosi e fragili del biancospino. Ma vedendo che Maria gli sfuggiva e che tutto era perduto, egli soffocò i dolci sogni, tornando quasi senza transazione allo stato abituale del suo animo avido di trionfo e di godimenti materiali.

— Ella mi ha sempre amato — pensò. — Dunque, devo vincerla.

E voleva gittarsi su lei, inebbriarla dei suoi