Pagina:Speraz - Signorine povere.djvu/92

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altre persone, si rivolse al padrone di casa e rise ancora una volta.

— Mi trovi molto buffo?

— No, zio! Ti trovo formidabile: capace di sostenere e far trionfare, almeno per un momento, la più stramba delle teorie.

Tutti risero.

— Ridete, ridete. Le vostre risa suonano da morto. Voi preparate con le vostre mani il cataclisma che v’inghiottirà.

— Il signor Paolo Venturi.

— Avanti, Paolo. Ti si aspettava.

— Mio nipote, figlio di una sorella del mio povero marito — disse la vedova Arquati a Maria Clementi. — Non l’ha mai visto perchè era lontano. E ritornato da poco tempo.

Arrivò un altro visitatore: un vecchio avvocato, amico del Pagliardi, che si mise subito a parlare con lui di una causa che difendevano in comune. Bertalli, smanioso di posarsi a futuro uomo politico e grande avvocato, si avvicinò ad essi.

La signora Arquati aprì un cassetto dove stavano le carte da giuoco. L’Ersilia e il pittore Viti compresero il segnale. Cominciarono la solita partita. Paolo Venturi e il capitano si accostarono alle signorine. Maria ebbe allora l’intuizione che il capitano era capitato a Pavia quel giorno per vedere l’Antonietta, per lei sola. Certo l’amava... quegli occhi azzurri così teneri e profondi non dovevano mentire. Ep-