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sti momenti non sono già i divertimenti della grande città che mi attirano.

— A rivederci, dunque — ella disse cogliendo l’occasione per troncare il colloquio.

— A rivederci presto, Signora.

— Ettore! — chiamò Marco Apolonio dal di fuori. — I cavalli aspettano.

Prima d’allontanarsi Ettore Almerighi si chinò, afferrò la mano che Bianca lasciava pendere abbandonata lungo il fianco e la portò alle labbra.

Il bacio fu assai più lungo e ardente che non lo richiedesse il convenzionale, rispettoso complimento.

La partenza dei due rivoluzionari produsse un gran vuoto nella piccola società. Essi portavano con sè l’animazione, le furiose dispute, e quel po’ di allegria che piaceva tanto alla contessa Castellani. La vita si fece più lenta, le conversazioni più monotone. Gli amici di donna Anna Maria andavano come il solito a farle visita e a bere il buon caffè nella grande sala dai mobili solenni e pesanti. Ella ricamava, o faceva la calza; sua cognata faceva qualche trina, o merletto a punto maglia, di straordinaria bellezza, oppure sul tombolo. Bianca ed Elena ricamavano il tulle per i loro fisciù, o le belle mussoline. Esse sedevano vicine, scambiavano qualche parola sotto-