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la dama della regina | 163 |
Oppure, se egli non potrà venire, nè mandare... entrerò in un convento. Ve ne sono tanti in Italia...
Egli stese un braccio su lei per trattenerla: ella si mise a correre traverso il bosco.
Ettore la raggiunse.
— No, Bianca, no, per carità!.. Vi giuro che non vi dirò più una parola d’amore. Ritornerò come prima un amico umile, devoto, sommesso... Ma non parlate di non vederci più, o di chiudervi in un convento... Mi ucciderei!...
— Non vi ucciderete: non voglio, io.
Egli cercò di ricomporsi. Si rimisero a camminare, ma ella vacillava.
— Appoggiatevi a me. Non temete: non farò più pazzie: sarò savio. Parleremo d’arte, di politica: mi direte insolenze, poi rideremo. Oh! grazie, grazie, Bianca: non siete più in collera.
— Povero amico mio! Non sono in collera: ma l’incanto è spezzato: l’illusione non è più possibile... Voi mi amate.. e io vi amo.
— Ah!.. io divento pazzo... Mi amate?! Mi amate, e dite che l’incanto è finito?.. E il cielo che si apre: l’estasi divina scende nelle nostre anime... Bianca!.. O Bianca! Voi mi amate.... E io non sono pazzo? Non è un sogno folle il mio?.. No. Voi mi amate... Oh, siate benedetta per la gioia divina che m’avete data con questa parola.