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la dama della regina 167

camare in oro le loro vesti. Anche Bianca ebbe il suo gomitolo, che ella accettò sorridendo. Quando gli ufficiali furono partiti ella spiegò che il ricamo, in fondo, era un pretesto per regalare, sotto un aspetto di poca importanza, un vero valore. Le signore — era cosa sottintesa — disfacevano i gomitoli, separavano dalla seta l’oro, sempre purissimo, e lo vendevano agli orefici; alcune soltanto ne trattenevano una parte per ricamare qualche cosuccia.

Le signore risero. E donna Anna Maria disse a sua cognata.

— Noi ricameremo.

Ricamarono tutte, poichè sapevano ricamare; e poi che altri gomitoli preziosi sopraggiunsero da parte di altri ufficiali, ricamarono tutto l’inverno. Donna Anna Maria fece un magnifico tappeto: la signora Emilia un cuscino ed altri gingilli: Elena una cartella per lo scrittoio di Aurelio e una bella sciarpa per sè: Bianca un velo da ciborio per l’altar maggiore del duomo e una stola per don Ludovico.

Dopo il ritorno dalla campagna Bianca Verdier non mandò ad effetto il triste proposito di starsene chiusa nella sua camera. Comprese che era assurdo e che ella stessa non avrebbe potuto resistere a simil vita. Ettore, come le aveva promesso in una lunga commoventissima lettera,