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rinfacciandole quasi la nostra ospitalità. È troppo naturale che ella non ci abbia detto nulla di ciò che suo padre le aveva scritto, tanto più che non ne comprendeva l’importanza.

Donna Anna Maria scrollò le spalle.

— Tu sei buono e giustifichi tutto. Ma io ne sono stanca di questa ospite. Non ha cuore per noi: dopo un anno che la trattiamo con ogni riguardo e cordialità, come una parente, ella si mantiene sempre estranea ai nostri affetti e interessi. È orgogliosa e civetta. Il povero Ettore fa compassione. Spero che ora ne guarirà.

Aurelio sorrise.

— Cosa vuoi, cara mamma; a questo mondo bisogna sempre sperare e aver pazienza.

Prima di andare in piazza, egli salì dalle signore Alvisi per salutarle e raccomandare ad Elena di non uscire di casa. La trovò invece bella e pronta per andar fuori.

— Dove andavi?

— A casa tua. A vedere come sta la zia...

— Da mia madre posso accompagnarti io; ma poi resti lì. Il paese è sossopra.

— Non posso prometterti di restar in casa: nè qua, nè da tua madre.

— Perchè, Elena?

— Sai bene. Se tu corri qualche pericolo bisogna che io ti stia vicina. Anche se ti promet-