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la dama della regina 75

tono bruno lucente, svolazzavano intorno al pallido viso dall’ovale nobilmente allungato; ed i suoi occhi brillavano pieni di fuoco sotto l’arco superbo dei sopraccigli. Pure essendo di una così perfetta bellezza egli non aveva nulla di femmineo, nulla di manierato: la sua apparizione risvegliava l’immagine di un poeta guerriero, di un bardo d’altri tempi. Quegli uomini, abituati allo letture classiche, il cervello pieno d’immagini mitologiche, lo paragonavano volentieri a qualche dio dell’Olimpo, od al grande e sventurato eroe troiano di cui egli portava il nome. Don Ludovico lo aveva sopranominato l’arcangelo sterminatore.

Da lontano egli si tolse il cappello per salutare le dame e gli amici. Questi lo circondarono subito ammirando il cavallo che vedevano per la prima volta. Il capitano Gori, il gran cacciatore Virgilio de’ Grassi e Annibaie Rigo lo bersagliavano di frizzi per quei suoi magnifici capelli che gl’incorniciavano il volto con tanta grazia. Doveva raccoglierli sulla nuca e legarli con un bel nastro come facevano essi! Ma egli rideva e canzonava a sua volta l’amico Marco Apolonio che voleva portare pure egli i capelli lunghi e sciolti, e non ne aveva quasi più.

Don Ludovico apparve finalmente sulla gradinata del duomo avendo al fianco il suo coadiutore.

— Evviva don Ludovico!.. Andiamo! Si fa tardi...