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la dama della regina 83

ombra e frescura. Il terreno meno sassoso, più ricco di succhi era coperto di un’erba folta costellata di fiorellini d’ogni colore.

— Ah! com’è bello qui! esclamò Bianca Verdier fermando il cavallo.

Rimase alcuni istanti immobile e silenziosa assorta in una dolce e mesta contemplazione. Aurelio le si avvicinò. Ella lo scorse e gli sorrise.

— Che bel bosco avete qui. Mi par d’essere in Brettagna a casa mia... in quello che fu il castello di mio padre, dei miei antenati... cinto da quercie come queste. Chissà chi vi abita adesso!....

— Coraggio — mormorò Aurelio. Ella riprese dominandosi e cambiando tono:

— È vostro questo bosco, conte? E quello lassù è il vostro castello?

— La mia semplice casa di campagna, signora: non castello. Sono lieto che questo mio lembo di terra desti in voi sì cari ricordi.

— Cari sì, ma tristi. La mia patria è perduta per me.

— Confortatevi, signora, non sarà sempre così. Anche nella sventura la Francia è sempre grande e libera...

Bianca scrollò il capo in segno di diniego.

—.. Libera da stranieri almeno! Noi invece siamo minacciati dalla schiavitù... e forse già il ludibrio delle genti.