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ìndole e dominarsi in modo da non seguire il loro esempio, è necessario una forza d’animo singolare. Però coloro che sogliono rimproverare gli uomini e piuttosto vituperarne i vizi che insegnar loro la virtù e che sanno abbattere gli animi, non fortificarli, sono molesti a sè ed agli altri. Onde è avvenuto che molti, troppo insofferenti, per un falso amore della religione, abbiano preferito vivere tra gli animali anziché tra gli uomini: come quei giovani che non sanno sopportare i rimproveri dei genitori e vanno ad arruolarsi, preferendo i disagi della guerra e della tirannia militare alle comodità domestiche ed ai rimproveri paterni e sopportando d’andare incontro a qualunque miseria pur di vendicarsi dei loro parenti.

14) Sebbene gli uomini per lo più dirigano le cose secondo le loro cupidigie, dalla loro società seguono tuttavia più vantaggi che danni. Perciò è meglio sopportare con equanimità le loro offese e volgere l’animo a quello che promove la concordia e l’amicizia.

15) Le cose che promovono la concordia sono quelle comprese sotto la giustizia, l’equità e la decenza (honestas). Perchè gli uomini mal sopportano non solo l’ingiustizia e l’iniquità, ma anche ciò che è stimato turpe e che va contro alle usanze comuni. A conciliare l’amore è necessario poi in primo luogo tutto ciò che appartiene alla religione ed alla carità.

16) La concordia è prodotta anche dalla paura, ma non è sicura. Aggiungi che la paura nasce da debolezza ed è contro la ragione: come è contro la ragione anche la compassione, sebbene abbia l’apparenza della carità.

17) Gli uomini sono vinti anche dalla munificenza, specialmente i poveri che non possono provvedersi il necessario alla vita. Ma l’aiutare tutti i poveri è cosa che supera di gran lunga le forze e il compito d’un privato; le ricchezze d’un privato sono lungi dal bastarvi. Di più la capacità d’un uomo è troppo limitata per potere stringere a sè tutti con l’amicizia; onde la cura dei poveri spetta alla società intiera ed è fra le cose di utilità pubblica.

18) Quanto al ricevere benefizi e al dimostrare gratitudine, bisogna avere altre attenzioni; per cui sì veda la prop. 70 e lo scolio della prop. 71 nel libro quarto.
9 — B. Spinoza,L’Etica.