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Pagina:Stampa, Gaspara – Rime, 1913 – BEIC 1929252.djvu/157

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ii - rime varie 151


CCLXI

Allo stesso.

     Tu, ch’agli antichi spirti vai di paro,
e con le dotte ed onorate rime
rischiari l'acque e fai fiorir le cime
del colle, ove si sale oggi sí raro,
     movi il canto, Molin, canoro e chiaro,
se mai movesti; e ’l mio colle sublime
fa’ fiorir fra le cose al mondo prime,
poi ch’a me il ciel di farlo è stato avaro.
     A me dié solo amarlo, e l’amo quanto
si puote amar; ma ’l celebrarlo poi
è d’altro stil incarco, che di donna.
     Qui convien sol la tua cetra e ’l tuo canto,
chiaro signor; tu sol descriver puoi
questa del viver mio salda colonna.


CCLXII

Ricambio di lodi ad un ammiratore.

     Voi, che fate sonar da Battro a Tile,
onde il sol viene a noi, onde si parte,
quel chiaro stil, che ’l cielo vi comparte,
che può d’orrido verno far aprile,
     o a soggetto men basso e men vile
le vostre rime, in tutto ’l mondo sparte,
rivolgete, o pregate Amor ex parte
che faccia me a voi non dissimíle;
     sí che, qual sono i vostri versi gai,
sia egual la materia, e regni e viva
quanto il sol gira, e quanto ne sperai.
     Ché, s’ella è di valor in tutto priva
e quei sí chiari, indegna opra dirai,
d’Adria felice ed onorata riva.