Pagina:Steno - La Veste d'Amianto.djvu/277

Da Wikisource.

— 271 —

go durante il quale gli occhi e lo spirito di Minerva erano parsi completamente intenti alla macchina che adesso scivolava con fragore molto attenuato sulla via piana lungo la Scrivia, — dunque non vi commuove l’amore di Giorgio Dauro?

— No.

— Per debito di lealtà debbo avvertirvi che si tratta di un sentimento profondo e sincero che nulla ha di comune coll’amore di Coralli e colla galanteria di Paolo Adelio.

— Paolo Adelio è un buon amico e null’altro.

Cino Coralli è un povero buon ragazzo che mi è devoto come un cane. Preferisco queste due devozioni all’amore dell’ex fidanzato di Paolina Vestri.

— Non discuto. Ma sempre per assolvere con lealtà il mio dovere d’amico, debbo dirvi, o orgogliosissima Minerva, che Dauro non ha mai amato Paolina di amore e che non conosce ancora l’intenzione della fanciulla di respingerlo.

Egli è giunto a New-York raggiante del risultato della nostra prova sopratutto perchè quel risultato gli permetteva di sognare con maggior probabilità di riuscita il suo sogno: quello di offrirvi il suo nome, il suo avvenire.

Minerva sussultò.

— E voi — disse — siete stato incaricato di farmi l’ambasciata?

— Non incaricato, pregato.

— Dovevate ricusare, — disse la voce della fanciulla, ritornata amara.

— Perchè? non era una proposta che potesse offendervi quella di diventare la moglie di Giorgio Dauro che oggi è celebre e che fra qualche mese avrà guadagnato un paio di milioni.

— Se credete che questi siano argomenti per me!

Noris scrollò il capo.

— Siete davvero una bizzarra creatura! E, sopratutto, siete davvero molto giovane!

Per risposta, Minerva Fabbri disse con voce sferzante: