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dracula | 139 |
lamentosamente. Arturo ne afferrò uno per la pelle del collo e lo gettò sul pavimento. Allora la brava bestia si gettò all’inseguimento de’ suoi nemici che s’affrettarono a lasciar libero il campo con tanta velocità che tutt’e tre insieme i fox-terriers non riuscirono a massacrarne che una ventina.
Rinchiudemmo la porta sul giardino e, preceduti dai cani, visitammo il castello. Dappertutto un favoloso strato di polvere. Nulla d’anormale, intorno. L’alba si alzava quando uscimmo dal portico.
Van Helsing aveva staccato dal mazzo la chiave del portone; e se la mise in tasca senza complimenti.
— Non abbiamo perduto il nostro tempo — dichiarò; — poichè abbiamo imparato che se il Conte può farsi obbedire da un reggimento di topi, così come in Transilvania comandava ai lupi, non comunica loro il suo potere poichè tre fox-terriers bastano a metterli in rotta.
Tutti quanti dormivano certo nell’asilo: nessuna luce trapelava dalle finestre. Ma, passando davanti alla cella di Renfield abbiamo udito dei gemiti. Il povero pazzo certo si disperava.
Mina dormiva quando entrai nella stanza. Pareva più pallida del solito e respirava debolmente. Purchè queste ultime ansietà non la deprimano; ha un bell’essere coraggiosa, sono emozioni terribili per una donna. Le parlerò meno che sia possibile delle nostre spedizioni notturne.
1 ottobre.
Abbiamo dormito come talpe. Quando mi alzai, il sole era alto in cielo. Mina dormiva an-