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cora; dovetti chiamarla tre volte di seguito prima che aprisse gli occhi; parve uscire da un sonno pesante e mi guardò con occhio smarrito come al risveglio dopo un sogno cattivo. Si dolse d’una grande stanchezza e la supplicai di riposare ancora un poco.

Sappiamo che ventun casse vennero portate via dal maniero. Bisogna che indaghiamo che cosa ne è avvenuto; il che semplificherà il nostro compito. Oggi vedrò Tommaso Snelling, il conducente del carro.


Giornale di Mina.


1 ottobre.

Non ne capisco nulla; mi tengono in disparte, eppure non sono impressionabile. Jonathan s’è rifiutato a darmi relazione della loro spedizione. Mi fa pena che mi nasconda qualche cosa, fosse pure per delicatezza; e non ho potuto a meno di piangere come una sciocca. D’altronde sono assai depressa; è il contraccolpo dei giorni scorsi.

Non appena sola, iersera andai a letto. Ero molto inquieta e tardavo ad addormentarmi. Dei cani abbaiavano e dalla stanza di Renfield, situata sotto alla mia, saliva una preghiera esaltata. Poi ci fu il silenzio. Mi alzai avvicinandomi alla finestra. Era buio. Nulla si muoveva sul paesaggio. Una leggera bruma bianca ondeggiava sul prato e, come dotata di vita, si riaccostava alla casa. Mi ricoricai. Ma il sonno non venne. Allora mi alzai nuovamente. La nebbia