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Mina. Mi par riposata e seducente quanto mai. Preparai il pasto; ma non volle mangiare protestando che non aveva fame. Ho dunque cenato solo non senza inquietudine. Poi, tracciai un circolo intorno al luogo ov’ella era seduta e prendendo alcune tuberose le sfogliai intorno. La signora Harker impallidì orribilmente.

— Venite accanto al fuoco — dissi per metterla alla prova.

Ella si alzò, fece un passo e si fermò.

— Venite — insistei.

Ma ella sedette nuovamente, scosse la testa e disse semplicemente:

— Non posso.

Respiro, poichè se il suo corpo è in pericolo, la sua anima è salva ancora.

A un tratto i cavalli nitrirono e s’impennarono. Durai fatica a calmarli. Il fuoco si spense alla mattina e la neve cominciò a cadere con una nebbia fitta, che faceva pensare a donne con sciarpe strascicanti. Il silenzio fu interrotto all’improvviso dal nitrito dei cavalli. Una vaga inquietudine s’impadronì di me. È il ricordo delle avventure di Jonathan? Ma mi sembra scorgere e muoversi fra i turbini di neve e la nebbia le tre orribili sorelle del Castello Dràcula!

La signora Mina è calma e mi sorride. Il fuoco essendosi spento, ho voluto alzarmi per riaccenderlo; ma la signora Mina mi prese il braccio.

— No, no, restate accanto a me — disse sottovoce soltanto qui siete al sicuro.

— Ma è per voi che io temo!

Allora ella ebbe un riso basso e strano:

— Per me? Perchè? Io non temo nulla.