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CAPO III. 41


L’antico conversare dei Greci nella bassa Italia divulgò tra essi le prime notizie delle popolazioni, che avean ritrovate in possesso de’ luoghi stessi che vi occuparono. Soprattutto gli scrittori che fiorirono nella Sicilia, e in quella parte della penisola italica, che fu detta di poi Magna Grecia, sì presto coltivata e civile, ebbero più potenti motivi di investigare prima d’ogni altri le origini, i costumi, e le vicende dei popoli nel mezzo de’ quali vivevano. Un Teagene da Reggio, che scriveva nell’età di Cambise circa l’olimpiade LXIII1, è il più antico istoriografo di cui si trovi fatta menzione fra gl’Italioti, come si chiamavano con proprio e qualificato nome i Greci nativi d’Italia. Ippi di Reggio, che visse durante la guerra persiana, aveva dettato un intero libro delle origini italiche, o fondazioni di popoli e di città 2, argomento egualmente accetto alla penna de’ vicini Siciliani. Antioco di Senofane siracusano, pressoché contemporaneo d’Erodoto, e già fiorente nella olimpiade XC3, sembra che più diligentemente di qualunque altro studiasse nelle nostre antichità4. Sono spesso citati Timeo, il qual scriveva

  1. An. di R. 226; Tatian. Adv. Græc. 48.; Euseb. Præp. evang. X.; Anonim. Ad Olymp. LXIII
  2. Κτισεις Ἱταλιας Suid. v. Ἵπυς; Eudociae, Ἰωνὶα T. 1. p. 245. Lico da Reggio, vissuto sotto Tolomeo Lago, Glauco da Reggio, Aristonico Tarentino, e parecchi altri storiografi, uscirono medesimamente dalla Magna Grecia.
  3. An. 334.
  4. Ἀντὶοχος Ξενοφάνεως τὰδε συνέγραφε περὶ Ἰταλὶας, ἐκ τὼν ἁρχαὶων λὸγων τὰ πιστὸτατα καὶ σαφέστατα Dionys. I. 12.