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CAPO VII. 131

Etruschi con riposato vivere civile, non solo dar opera nell’interno a statuire, ed a mantenere gli ordini politici, ma sì ancora a indirizzare il coraggio pubblico nelle disegnate imprese fuor delle mura. Onde crebbe in esso loro con la possa anche il genio per le conquiste. Vero è che in vigor della unione confederativa di tutto il popolo etrusco i soldati cittadini, obbligati sotto giuramento, guerreggiavano e conquistavano insieme, non già per far comodo e prò ai primi capi della città, ma solo per vantaggio della patria comune. La terra acquistata dal collegato valore era un nazionale possesso dovuto unitamente ai confedederati1: sì che a buon diritto dai dodici popoli principali dell’Etruria uscirono altrettante colonie del nome loro così nell’alta come nella bassa Italia. Dove pur seguitarono tutti i modi del reggimento domestico, e ogni uso, e nome, ed ufficio etrusco. Con qual forma e qual proporzione d’ugualità s’effettuasse tra i compagni la divisione del territorio acquistato coll’arme non può dirsi affatto; tuttochè, al certo, di dominio del guerreggiante s’avessero per diritto di guerra le terre tolte ai vinti: una parte delle quali, incorporate al pubblico, usufruttavano gli occupanti nuovi2: tenevano l’altra, sotto condizioni e obbligazioni

  1. Bene Virgilio (xii. 120) chiama vario l’esercito etrusco confederato: dove chiosa Servio: Quia de variis gentibus Tuscorum etc.
  2. Per le tradizioni più antiche, e per l’istoria certa di Roma, abbiamo che i vincitori toglievano per se ai vinti la terza parte