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CAPO XV. 297

lità delle colonie sacre italiche o sabelle, per cui elle s’andavano di tal modo propagando lontanamente, e di per tutto crescendo ugualmente prosperavano, si era pur questa, che il popolo alieno veniva fatto compagno e non servo, sotto custodia del nume protettore. Quindi non si legge mai che accadessero nè tra i Sabini, nè i Volsci, nè i Sanniti rivoluzioni interne di moltitudine sollevatasi, come avvenne frequentemente in Grecia degl’Iloti e dei Penesti: e se i Bruzzi soltanto si distaccarono dai Lucani, nel modo che ora diremo, vi furono incitati dalla perfidia greca. Lo stabilimento dei Lucani in queste parti estreme successe a quello dei loro confratelli nel Sannio, e debba aversi per molto antico: nè ad abbassare l’epoca della venuta loro al terzo secolo può farsi fondamento nella circostanza che fiorendo Sibari, o quando Micito edificò Pisso nell’anno 280 non potevano esistere in que’ luoghi Lucani1: perciocchè i Sibariti, al pari di tutti gli altri Italioti, non avean dominio per le montagne; e la piaggia dove Micito condusse in suolo lucano la sua colonia reggiana, o era inabitata allora per l’insalubrità del sito, o lasciatavi senza cultura dai paesani2. Non tennero i Lucani possessioni stabili per le marine prima che conquistassero Posidonia sopra i Greci, con altre città loro al mare. Però questi acquisti renderono più noto al mondo il nome di quel popolo: tanto che l’autore del periplo, che va

  1. Niebhur, T. i. p. 94
  2. Vedi p. 167.