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CAPO XVII. 329

uguale in pregio al vello di Mileto1. Per tante industrie adunque, e per subiti guadagni, non è maraviglia se l’opulenza mirando a nuovi godimenti fece nascere e prosperare in quelle repubbliche le nobili arti, che diedero loro tanta gloria; mentre che malaugurata sete di maggior dominio, e brame disordinate, le riempierono al di dentro, chi più, chi meno, di passioni ingiuste e crudeli.

Tosto che i nuovi abitatori delle colonie si riconobbero forti e numerosi abbastanza per allargare intorno il conquistato terreno, essi andavano di mano in mano togliendo agl’indigeni paesani Osci qualche nuova parte di contado. Di tal modo questi si ritrovarono ognora più riserrati da un lato e l’altro nelle montagne: laddove Taranto, Reggio, Crotone, Sibari e Metaponto, ampliarono il lor dominio per le parti circonstanti: ne’ quali luoghi è in oltre credibile molto, che o soggettassero coll’armi, o tirassero a se per accordi numero di paesani. E di fatto i discendenti degl’Iapigi debellati, e posti già dai conquistatori tarantini nella condizione stessa degl’Iloti, si sollevarono nella città, intolleranti della dura sorte, e vi distrussero quasi affatto col ferro la classe dei signori2. Le città degli Achei più principali, e le sue colonie, erano di più congiunte fino dall’origine per confederazione: di che abbiamo una prova certa nelle loro

  1. Plin. viii. 48.; Clem. Alex. Paedag. ii. 11.
  2. Aristot. de Rep. v. 3. La rivoluzione seguì subito dopo la guerra persiana, intorno l’anno di R. 274.