Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. I.djvu/83

Da Wikisource.

CAPO I. 23

dell’America settentrionale. E così fatti abiti di vita stabilmente ordinata furono anche pe’ nostri padri, come porta la tradizione, opera della persuasione, anzichè della forza. Sotto giustissima figura d’allegoria Giano e Saturno, tenuti insieme per numi e regi degli Aborigeni, erano pure venerati quali istitutori del viver civile per mezzo dell’agricoltura e delle leggi1. Numi talmente concetti nostrali d’origine, e proprj di questa terra, che giusto al mito primitivo Giano, abbondantissimo donatore, di cui tutta Grecia mai ebbe l’uguale2, passava egli stesso per indigeno, e per primo padre de’ figli della patria3. Siccome nati della stirpe medesima di Saturno agricoltore dicevansi a un pari i nostri primi coltivatori4. I poeti chiamano secol d’oro quella prisca età, abbellita per loro di molte leggiadre finzioni, da che la nazional religione ebbe collocato in cielo il nome di costesti benefattori e maestri della umanità, che cominciarono a legare con più stretti nodi turbe selvagge ed impetuose. Sicchè dal senso medesimo che traluce in tutto questo italico mito, narrazione epica ed allegorica dell’incivilimento universale che ne venne appresso, par non si possa dubitare esservi stata primieramente in Italia una stabile dominazione sacerdotale, i cui membri sottoposero buon’ora le tribù nomadi indigene alla

  1. V. appresso T. ii. c. 2.
  2. Ovid. Fast. I. 90.
  3. Labeo ap. J. Lyd. de Mens. p. 55.
  4. Varro, R. R. III, I.