Pagina:Storia degli antichi popoli italiani - Vol. II.djvu/147

Da Wikisource.

CAPO XXII. 141

valide le difese1. Ma più che altro i libri del destino celavano una mira profonda de’ savi etruschi dirizzata a conservare salva e sicura la città, sottraendola, quanto possibil si fosse, alle mutazioni interne. Poichè a rimuovere le cause di civil discordia, od a provvedere al rimedio in rischiosi frangenti e por freno ai rigogli dell’ambizione, gli aruspici confortavano e ammonivano il popolo ben potersi sospendere per dieci, o forse trent’anni, gli eventi prescritti dallo stesso incommutabile Fato2. Nè meno provido era il fine delle loro divinazioni pe’ fenomeni eterei, guardati dagli antichi con religioso orrore: dottrina talmente propria degli Etruschi, e sì arcana, che quasi poneva in lor balìa la potenza stessa di Giove. Insegnavano gli aruspici fulguratori essere la celeste folgore il primo dei presagi, ed il solo irrevocabile, atteso la sua essenzial virtù d’annullare tutti gli altri augurj contrari3. Preminenza non male fondata negli effetti naturali di que’ portentosi segni d’eterno fuoco, che a

  1. Sammon. in lib. v. rer. recondit. ap. Macrob. Sat. iii 9.; Plin. iii. 5. xxviii. 2.; Serv. ad Georg. i. 498. add. J. Lyd. de Mens. p. 230.
  2. Serv. viii. 398; ex Aruspicinae lib. et sacra Acherontia. Varro, ex libris Fatalibus etruscorum. ap. Censorin. 14. Questa dottrina etrusca è bene indicata da Virgilio per bocca di Giunone e di Vulcano, vii. 313., viii. 397. Quindi gli aruspici dell’Etruria, consultali per occasion della congiura di Catilina, risposero: essere la repubblica minacciata della rovina, se gli dei placati non avessero quasi piegato i Fati. Cicer. Catil. iii. 8.
  3. Caecina ap. Senec. Quaest nat. ii. 34.