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234 CAPO XXV.

formatori1; ed i moltissimi lavori in terra cotta di vetusta maniera ritrovati in suolo etrusco, evidentemente confermano quanto l’arte vi fosse coltivata per tutto. I dubbj per noi promossi altra volta2 circa un racconto di Plinio, che attribuisce l’insegnamento della plastico ad Euchira ed Eugrammo venuti qua da Corinto con Demarato3, han trovato conferma e autorità nel valente autore dell’istoria romana4: son coloro un’allegoria di certa tradizione tarquiniese, più tosto che persone istoriche; e noi stessi toccheremo di ciò più sotto ragionando dei vasi dipinti ritrovati a Tarquinia e nella prossima Vulci. Dalla plastice, madre della statuaria, venne il gittar di bronzo: nella qual arte furono di fatto sì eccellenti gli statuari etruschi, che ne riportarono, per amplificazione di cose, fama d’inventori5. Le cave di rame del paese, e specialmente di Montieri nel volterrano, testè ritrovate, fornivano loro in grande abbondanza il materiale: talchè si comprende bene come il talento degli artefici, anzi che adoperarsi nell’alabastro, nel peperino, nel tufo, o in altre pietre tenere del paese poco atte alla statuaria6, si rivolgesse più animosamente alle

  1. Festus v. Ratumena.
  2. L’Italia av. il dominio dei Rom. T. ii. p. 161. ed. 1810.
  3. Plin. xxxv. 12.
  4. Niebuhr. T. i.
  5. Has (statuas) primum Thusci in Italia invenisse rereferunt. Cassiod. Var. vii. 15.
  6. Le cave di Luni, o sia de’ marmi di Carrara, non furono aperte prima dei tempi di Augusto. Plin. xxxvi. 4.