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CAPO XXV. 251

bende, ghirlande d’onore, e più altre cose allegoriche: non mai il Fallo, che non era per ancora introdotto pubblicamente nelle festività dei baccanali consacrate in Etruria1. Nè ciò soltanto è buon indizio di molta antichità, ma lo conferma lo stile medesimo di coteste piccole immaginette, i cui artefici non ebbero per certo niuno ellenismo: anzi di maniera somigliantissima in tutto al far degli Egizj, e tale, a dir breve, che quasi in ogni particolare accenna i primi passi dell’arte. Di uguale specie sono altresì quei vasi cinerarj in forma di Canopi con teste umane d’ambo i sessi, che si ritrovano negli stessi antichi sepolcri, ora con le braccia e mani tese in alto di supplicazione, ora congiunte sul petto2. Tanto che in somma sia per la forma medesima dei vasi, sia per tutto il figurato, non è troppo l’argomentare da ciò, quale si fosse in prima non che l’arte, ma l’instituzione religiosa degli Etruschi, e da quali popoli civili l’avessero essi tolta.

Nulla meno antichi, nè meno alieni al sistema dei miti propriamente ellenici, sono da stimarsi i vasi in terra cotta di color rossigno con pitture vetuste, rappresentanti quasi unicamente certe generazioni animali quadrupedi e volatili, mescolate con immagini mostruose di sfingi aligere ed altre figure simboliche di doppia natura. Per sì fatti simboli questi vasi sono

  1. Vedi sopra p. 161.
  2. Vedi tav. xiv-xv.